Nei giorni scorsi, la sala stampa della Camera dei Deputati è stata sede di un “onorevole” palco con protagonisti gli addetti ai lavori dell’amusement, tra cui c’era anche il sottoscritto in qualità di Presedente di Federamusement, per presentare il convegno “Ruolo sociale, economico e industriale del gioco da intrattenimento in Italia”. Sintetizzo il contenuto informativo (per approfondimenti è sufficiente una semplice ricerca in Internet con le parole chiave “convegno gioco intrattenimento”), per introdurre un aspetto della questione “intrattenimento senza vincita in denaro” che, secondo me, merita un’attenta valutazione. Il convegno compendierà la mission della FEEXPO (www.feepo.it) e si pone l’obiettivo di aprire un dibattito, dati alla mano, su un settore che può ben considerarsi un veicolo di inclusione, aggregazione e partecipazione, con un ruolo sociale fondamentale. Affermazione ardita? Non la faccio io. E’ il risultato della ricerca del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Roma Tre sul gioco di abilità e ticket redemption, che ha coinvolto adolescenti e genitori. Anche in questi caso, un po’ di “surfing the internet” e ne saprete molto di più. Naturalmente, oltre all’aspetto socio-pedagogico, non vanno tenuti in secondo piano gli oltre 60.000 operatori che vivono grazie a questo lavoro e gli 800 milioni di euro che mette in circolo l’imprenditoria del divertimento.
Per ritornare all’aspetto che merita l’approfondimento, partendo da considerazioni di natura sanitaria, vorrei approfondire come il gioco senza vincita in denaro e il gioco d’azzardo richiedano regolamentazioni specifiche e differenziate. La premessa è chiara: queste due attività ludiche sono fenomeni distinti, con impatti sociali e sanitari profondamente diversi. Il gioco d’azzardo può determinare una dipendenza patologica (ludopatia o “gambling” in ambito internazionale) classificata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), il “puro divertimento” no.
Fornire il numero esatto di ludopatici in Italia è complesso, soprattutto perché molti giocatori d’azzardo patologici non ammettono di avere un problema e non cercano aiuto. Detto ciò, stime approssimative indicano che nel nostro Paese ci sono circa un milione e mezzo di soggetti dipendenti, anche se il numero reale è superiore. Ancora più preoccupante è il dato relativo all’età: negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo di casi tra i giovani, spesso legato all’accessibilità dei giochi online e alla diffusione delle scommesse sportive. L’impulsività e la ricerca di esperienze nuove, tipiche di questa generazione, la rendono molto più vulnerabile. E vogliamo parlare dei costi sanitari? Anche in questo caso difficili da quantificare con precisione, ma fate un calcolo tenendo conto dei costi diretti, come quelli per le terapie psicologiche, i farmaci e i ricoveri ospedalieri, sia dei costi indiretti, legati alla perdita di produttività e ai danni sociali. E non mi inoltro nel groviglio dei problemi relazionali e dei disagi per le famiglie.
Detto ciò, come possono convivere sotto lo stesso tetto legislativo l’amusement e il gioco d’azzardo? E’ come allevare agnelli e lupi con la stessa alimentazione.
Ancora più paradossale, è che l’allevatore sia lo stesso Stato il quale, mentre fa la morale, lucra sulle debolezze umane alimentando il gioco patologico e, contemporaneamente, puntando il dito contro innocenti pedine. Un gioco perverso, dove l’amusement puro è relegato all’ombra, soffocato da normative che strangolano le sale giochi e lasciano nel limbo migliaia di lavoratori, mentre l’azzardo ( specie quello online, un vero mostro oscuro che alimenta anche la criminalità), si insinua nelle vite dei giovani.
Lasciando da parte le metafore, questi due settori richiedono strumenti normativi distinti. L’obiettivo primario della regolamentazione del gioco d’azzardo deve essere la tutela dei consumatori e la prevenzione dei rischi legati alla dipendenza; al contrario, la regolamentazione dell’amusement deve mirare principalmente a garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti e dei servizi offerti.